Il “Turismo delle radici” è il progetto inserito nel Pnrr per favorire la ripresa del comparto turistico in Italia dopo la pandemia di Covid-19. Un’iniziativa fatta di grandi numeri: cinque Ministeri e 600 Comuni coinvolti per un totale di 20 milioni di euro, utili ad accrescere il numero dei visitatori del Belpaese grazie alla valorizzazione dei piccoli borghi, ai quali i nostri connazionali all’estero di seconda, terza e quarta generazione potranno fare ritorno e riscoprire in questo modo le loro radici e la loro cultura, per poi divenire ambasciatori della loro Italia nelle nazioni in cui vivono. Calzano a pennello, per questo progetto, le parole del poeta greco (nativo di Alessandria d’Egitto) Konstantinos Kavafis, che scrisse: “Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos’altro ti aspetti?”.
Turismo delle radici: i Ministeri coinvolti e i numeri in ballo
Il “Turismo delle radici” è stato presentato alla Farnesina dai ministri degli Esteri Antonio Tajani, del Turismo Daniela Santanchè, dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e dell’Università Anna Maria Bernini, insieme al sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi. La sua finalità, come anticipato, è quella di coinvolgere i tanti italiani nel mondo che desiderano scoprire dal vivo i luoghi popolati in passato dai loro avi. Questo, proiezioni statistiche alla mano, potrebbe addirittura portare a raddoppiare o triplicare le presenze e, indubbiamente, contribuirà nei Comuni al di sotto dei 5mila abitanti a ristrutturare e recuperare abitazioni e infrastrutture in disuso, grazie alla cifra economica alla base dell’iniziativa. Il bacino d’utenza al quale quest’ultima si rivolge, peraltro, è davvero esteso e stimato in 80 milioni di persone.
Turismo delle radici: cos’è e cosa propone
Il “Turismo delle radici”, spiega il sito internet ufficiale del Ministero degli Esteri, è un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate strategie di comunicazione, che coniuga alla proposta di beni e servizi del terzo settore (alloggi, enogastronomia, visite guidate) la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti. Questa tipologia di turismo lascia indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile. Inoltre, si staglia sullo sfondo una figura professionale inedita: l’operatore specializzato in “Turismo delle radici”. Saranno infatti “formati” questi nuovi lavoratori, in coordinamento con le amministrazioni interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio, stimolando l’occupazione giovanile nelle aree più soggette allo spopolamento.